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REGISTRAZIONELa risposta si trova nella nuova nota tecnica «Protezione contro il riflusso nelle aziende dell’agricoltura e dell’orticoltura» (cfr. articolo principale pag. 1 e intervista pag. 3), che dedica a questo tema il capitolo «Approvvigionamento idrico pubblico e privato».
Molte contestazioni con i privati
In questa pubblicazione si asserisce con chiarezza che non è consentito il collegamento diretto tra approvvigionamento pubblico e privato per fabbisogno proprio. Ciò vale anche se il collegamento è limitato nel tempo e se è protetto da un collegamento smontabile come un tubo e un cosiddetto disgiuntore di rete di tipo BA. Queste severe misure precauzionali sono dovute al fatto che, per esperienza, nelle aziende private un terzo circa dei campioni di acqua viene contestato per mancanza di igiene.
Solo scarico libero
Qualsiasi prelievo d’acqua dall’azienda pubblica deve essere effettuato tramite uno scarico libero. Ciò significa che, tra lo scarico dalla rete pubblica e la superficie dell’acqua dell’impianto privato, è sempre presente un collegamento costante con l’atmosfera. Con questa chiara separazione si vuole evitare il rischio che le sostanze chimiche o gli agenti patogeni possano arrivare nell’acqua potabile. Lo scarico libero può avvenire in un impianto di separazione o nella captazione di sorgente dell’azienda privata.
Eccezioni nell’osservanza degli standard professionali
Non è necessaria una separazione rigorosa se l’azienda privata è in grado di garantire che il proprio approvvigionamento di acqua potabile soddisfa gli standard che deve rispettare anche l’azienda pubblica.
L’accesso a un edificio privato da parte dei collaboratori dell’azienda è un’ingerenza nel diritto fondamentale previsto dall’articolo 13 capoverso 1 della Costituzione federale, secondo cui ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita privata e della sua abitazione. Le restrizioni dei diritti fondamentali devono avere una base legale (art. 36 della Costituzione), devono essere giustificate da un interesse pubblico e devono essere proporzionate allo scopo.
Il controllo degli impianti o la sostituzione di contatori dell’acqua comporta una lieve ingerenza nella vita privata, ma non sono interventi equiparabili per esempio a un’ispezione. In questi casi, pur essendo sufficiente una disposizione a livello di ordinanza (TF 2C_1/2009 dell’11 settembre 2009 E 4.3.1), si consiglia l’inserimento di una corrispondente disposizione in una legge in senso formale (regolamento). Nel modello di regolamento dell’azienda dell’acqua potabile W1010 della SSIGA questa disposizione è così formulata nell’articolo 31 «Agli organismi dell’azienda dell’acqua potabile si deve consentire libero accesso per controllare l’impianto domestico e per la lettura dei contatori (...)». Senza ulteriori approfondimenti, secondo la giurisprudenza l’accesso per questo tipo di controlli rientra anche nell’interesse pubblico ed è proporzionato allo scopo.
Qualora, nonostante diversi contatti, un proprietario non dovesse consentire l’accesso al proprio immobile, se le predette condizioni sono soddisfatte consigliamo di emanare una disposizione formale con indicazione dei rimedi giuridici in modo da poter adire le vie legali.
Tante delle attività di un’azienda dell’acqua potabile avvengono nel sottosuolo. Ciò vale anche per le condotte di derivazione che da una captazione di sorgente portano a una captazione di gruppo di sorgenti o a un serbatoio. Se, per qualsiasi motivo, un’azienda dell’acqua potabile dismette una propria sorgente, cosa ne è della condotta di derivazione? Un po’ incautamente si potrebbe pensare di abbandonare la condotta a se stessa, dal momento che, sotto il terreno, non dà alcun fastidio.
La soluzione ideale è quella vendere gli impianti
La situazione non è affatto semplice. Quando una sorgente viene dismessa, normalmente l’acqua continua a scorrere nella condotta di derivazione con il rischio che, in caso di condotta difettosa, si possono verificare danni alla proprietà . In questi casi l’azienda dell’acqua potabile, in quanto proprietaria, continua a esserne responsabile.
Per evitare questo inconveniente, esistono varie procedure. Una sarebbe lo smantellamento completo della presa di sorgente e della derivazione, che comporterebbe tuttavia oneri molto alti. In linea di principio si potrebbe mantenere l’impianto in buono stato e far defluire l’acqua in un corso d’acqua o in un’altra condotta. Tuttavia, questa soluzione è insoddisfacente perché si dovrebbe sostenere una spesa senza trarne alcuna utilità .
Un’alternativa convincente è pertanto quella di vendere gli impianti a un prezzo simbolico. Infatti, dopo la dismissione della sorgente, i relativi terreni vengono spesso alienati con le condotte di derivazione. Se la particella con la condotta è già di proprietà altrui, la vendita potrebbe comunque essere interessante per il nuovo proprietario, che potrebbe utilizzare la sorgente per scopi propri. Un simile trasferimento deve essere iscritto nel registro fondiario.
Serve l’iscrizione nel registro fondiario
E non è tutto: dal 2012 le servitù di condotta devono essere iscritte nel registro fondiario. L’azienda dell'acqua potabile non può quindi sperare che le condotte di derivazione cadano semplicemente nell’oblio e, in caso di danno, sottrarsi alla propria responsabilità per mancanza di chiarezza sui diritti di proprietà .
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